Nella chiesa di Santo Stefano al Ponte primo centro italiano di Arte Immersiva il racconto multimediale dell’artista britannico
Inside Bansky Unauthorised Exhibition, la mostra a cura di Crossmedia Group con la collaborazione di Gianni Mercurio e Madeinart, è uno straordinario viaggio tra le opere del writer londinese all’interno di uno dei capolavori del nostro patrimonio architettonico, la chiesa di Santo Stefano al Ponte, divenuta nel 2015 il primo centro italiano di Arte Immersiva.

La mostra, visitabile fino al 26 febbraio, propone un itinerario immersivo e coinvolgente attraverso l’animazione digitale delle opere di Bansky, lo street-artist britannico, provocatore, irriverente ma anche ironico, che fin dai suoi esordi a Londra nei primi anni del Duemila ha sconvolto il pubblico per l’intensità del suo linguaggio formale, utilizzato per veicolare messaggi di protesta sociale e di disubbidienza al sistema.
Un racconto accompagnato dalla musica di una colonna sonora originale e da effetti di luci e colori che rapiscono il pubblico per 35 minuti, con proiezioni sulle pareti mappate digitalmente, dando vita ad una scenografia sensazionale che vi lascerà con il fiato sospeso.
Oltre 200 le immagini impiegate per ripercorrere i momenti più importanti della lunga carriera di Bansky la cui identità ancora oggi è avvolta nel mistero. Noto soprattutto per i dipinti su strada, fin dagli esordi si è distinto con la sua arte carica di contestazione e dissenso, attraverso uno stile essenziale e diretto che cattura l’attenzione del pubblico, invitandolo a riflettere su ciò che si nasconde dietro alla forma, all’espressione figurativa.
Le sue opere contro le guerre, il conformismo, il capitalismo sono messaggi universali, veri e propri codici di protesta visiva che raggiungono tutti, perché realizzati in spazi ‘democratici’, su lampioni, portoni, vetrine, metropolitane, sui muri della città diventate musei a cielo aperto. Ogni pezzo di città è uno spazio senza gerarchie in cui è possibile comunicare, insorgere, risvegliare, chiamare all’azione e i quartieri periferici sono i primi naturali palcoscenici della street-art.

Bansky ripropone nei suoi graffiti le esperienze dei writers comparsi a New York negli anni ’70 e i movimenti di protesta dell’Atelier populaire in Francia i cui manifesti invasero in poco tempo le strade di Parigi, confermando un profondo senso di appartenenza comunitaria a questi movimenti che lo hanno preceduto.

“Kissing Coppers” è stato battuto all’asta alla Faam di Miami, la più importante casa d’aste della Florida. Il lavoro stimato tra i 500mila e i 700mila euro è stato venduto per 420mila euro (575mila dollari). L’acquirente è anonimo. I poliziotti di Banksy sono stati il punto di riferimento della comunità di Brighton in Inghilterra e per molti anni sono rimasti sul muro accanto al pub Prince of Albert, diventando una sorta di attrazione turistica, un piccolo santuario per i fan dell’artista inglese. Nel 2008 il murales è stato venduto ad una galleria di New York e trasferito su tela. Al suo posto oggi si trova un facsimile.
Negli anni l’artista ha costruito un linguaggio che ha come riferimento il mondo dei “minor players e beautiful losers” cioè quella parte della società esclusa ed emarginata chiamata ad unirsi ed a ribellarsi contro il sistema. Usa i simboli della cultura di massa per distruggerne le fondamenta e sovvertirne i codici attribuendo significati inediti, dissonanti, sovversivi.
Ogni graffito è un gesto di protesta, è intriso di no, ogni stencil è un concentrato di ironia, acume, irriverenza.
…io dico a me stesso che uso l’arte per promuovere il dissenso, ma forse sto piuttosto usando il dissenso per promuovere l’arte…
Questa mostra restituisce l’essenza della sua arte, esaltandone la carica dirompente ed amplificando il linguaggio artistico con il supporto di immagini, suoni, musica. Grazie ad una app sviluppata appositamente per i visori Oculus Quest è possibile tuffarsi nella realtà virtuale alla scoperta delle opere più iconiche di Bansky, dalle gallerie della metropolitana inglese ai vicoli francesi, dagli imponenti palazzi newyorkesi fino ad arrivare alla turbolenta Palestina. Ma il punto di forza della mostra resta l’incredibile spettacolo multimediale e immersivo che anima per più di mezz’ora le pareti e il pavimento della chiesa dando vita ad un’opera nell’opera (Mirror Room). Qui ritroverete i suoi personaggi più famosi, i topi dei ghetti (If graffiti changed anything…), i poliziotti che si baciano (Kissing coppers), bimbe che cullano missili (Bomb Hugger), la ragazza con il palloncino rosso (Girl with Red Balloon) immagini da Dismaland un grottesco parco dei divertimenti realizzato nel 2015, e se vi va potrete provare l’ebbrezza di dipingere su un muro con una bomboletta spray interattiva, che grazie a un complesso software, permette agli utenti di dipingere simulando la creazione di un graffito.
Fino al 26 febbraio 2023 Cattedrale dell’Immagine Piazza di S. Stefano, Firenze. Lun-ven 10-18,30 (ultimo ingresso 17,30); Sab-dom 10-20 (ultimo ingresso 19,00). Info e prenotazioni: info@cattedraledellimmagine.it