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Flo(w)rence. Nel flusso del fiume scorre la storia della città e il suo futuro.

Flo(w)rence. Nel flusso del fiume scorre la storia della città e il suo futuro.

“L’Arno rimane per i fiorentini un sorvegliato speciale, un ragazzo impertinente e turbolento che non ci sta a farsi imbrigliare… una specie di Giamburrasca che vuole fare quello che gli va…”

Egidio Raimondi

Nel settimo centenario dalla morte del Sommo Poeta non potevo usare incipit diverso da questo, tratto dal Canto XIV del Purgatorio. L’idea che emerge, dalla conversazione tra due ‘invidiosi’, sul fiume e sulla valle che attraversa, con la gente che la abita, è piuttosto negativa. Si va dalla ritrosia a farne il nome, perché “non è ancora molto famoso”, al giudizio sugli abitanti del Valdarno paragonati a bestie. Dai ‘porci’ del Casentino, ai ‘botoli’ di Arezzo, ai ‘lupi’ di Firenze fino alle ‘volpi’ pisane, Dante notoriamente ne ha per tutti!

Il rapporto tra l’Arno e i territori che attraversa, è stato sempre caratterizzato da alti e bassi, da periodi di calma a momenti di turbolenta tensione, coerentemente in qualche modo con il carattere torrentizio del fiume stesso.

In generale trovo che si debba avere più coraggio nell’affrontare il tema del rapporto fiume-città, abbandonando gli atteggiamenti passivi, cautelativi, sospesi… In più di un’occasione mi è capitato di citare esempi di città che hanno gestito con coraggio il rapporto con il proprio fiume.

Il più provocatorio è senz’altro quello di Valencia in cui, dopo un’alluvione devastante nel 1958, e molto simile a quella di Firenze del 1966, decisero di deviare il corso del fiume portandolo fuori dal centro urbano. E così fecero. Dopo varie vicissitudini in cui la città rischiò di avere un’autostrada a 6 corsie nell’alveo del fiume deviato, fu realizzata una delle più grandi infrastrutture verdi urbane del mondo, con i noti edifici di Santiago Calatrava che ospitano musei e servizi culturali pubblici, frequentatissimi dai cittadini e dai turisti di tutto il mondo.

Ribadisco che la mia è una provocazione ma, ad ogni modo, un po’ più di coraggio e audacia a Firenze non guasterebbe!

In realtà il futuro del nostro fiume è ricco di possibilità che si possono riassumere nelle seguenti categorie: luogo di navigabilità con minibattelli a guida automatica che fanno da spola tra le pescaie; spazio pubblico non solo con la realizzazione della passerella ciclopedonale ma anche come accessibilità agli argini; infrastruttura ecologica in cui conservare e favorire la biodiversità anche nel tratto urbano; e ancora infrastruttura agricola per sostenere e incentivare l’agricoltura urbana di prossimità e come fonte di energia con la realizzazione di un progetto che ormai risale a diversi anni fa in cui si prevedeva la costruzione di mini-centrali idroelettriche.

Tutto questo richiede un nuovo modo di governance che superi l’ipertrofia di norme spesso in conflitto. Un approccio pro-attivo e non vincolistico sarebbe ossigeno per le acque di un fiume che tornerebbe ad essere d’argento.

(Egidio Raimondi)

Masterplan per la ricostruzione delle aree distrutte durante il fortunale del 2015. Progetto dell’Ordine degli Architetti e dei dottori Agronomi e Forestali.

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