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Eleonora Duse: protoregista e manager ante litteram

Eleonora Duse:
protoregista e manager ante litteram

Ci sono figure che non appartengono a una sola epoca, attraversano il tempo e vivono in eterno. Eleonora Duse è una di queste. Attrice e donna rivoluzionaria che con il suo stile unico e introspettivo ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dello spettacolo. Una diva, come la definiremmo oggi, che rivive nelle sale del Teatro La Pergola con la mostra “Partirò e porto le cose a casa”, aperta al pubblico fino al prossimo 13 aprile. Ne abbiamo parlato con Francesca Simoncini, curatrice della mostra, alla quale abbiamo rivolto alcune domande sul significato di questa scoperta.

Eleonora Duse è stata non solo un’attrice straordinaria, ma anche una capocomica e una donna manager ante litteram, capace di occuparsi di ogni aspetto organizzativo degli spettacoli teatrali. Ne scaturisce il ritratto di una donna manager, ‘multitasking’. Quanto questa sua capacità gestionale e imprenditoriale ha influenzato il ‘suo’ teatro?

Eleonora Duse fu una delle più grandi attrici e capocomiche del suo tempo, improntata alla imprenditorialità, coraggiosa e innovativa nelle sue scelte artistiche, assumendosi l’onere di scritturare e pagare gli attori in un contesto privo di finanziamenti. Oltre agli aspetti economici e artistici, svolse un ruolo di protoregista in un’epoca in cui la regia teatrale non era ancora formalizzata (in Europa la figura del regista compare verso la fine dell’Ottocento, mentre in Italia dobbiamo attendere il secondo Dopoguerra). Come capocomica, distribuiva le parti, sceglieva il repertorio e curava l’allestimento scenico, con grande libertà artistica e accettando il rischio del fallimento per realizzare innovazioni sceniche e proposte artistiche di assoluta modernità. Con D’Annunzio lavorò non solo sui testi scenici ma anche sulla scenotecnica così come con il giovanissimo scenografo Gordon Craig, al quale commissionò le scenografie innovative per il Romersholm di Ibsen che andò in scena alla Pergola nel 1906.

Gli oggetti personali esposti in mostra, conservati per oltre un secolo dalla famiglia Gemmi, quali aspetti inediti rivelano di Eleonora Duse? 

Il Fondo Gemmi è una collezione eterogenea di oggetti personali e documenti legati a Eleonora Duse, conservati per anni da Luigi Gemmi, suo uomo di affari e amministratore, e successivamente dalla famiglia Gemmi che li ha conservati per più di cento anni. Questo fondo è significativo perché comprende copioni, lettere, abiti e oggetti privati che offrono una visione approfondita della vita quotidiana e dell’attività artistica di Eleonora Duse. Il materiale proviene dal Teatro Bartel in via Ghibellina, dove la Duse sperimentò nuove forme teatrali nel 1908, riallacciandosi alla tradizione dei piccoli teatri d’arte presenti a Parigi e nel resto di Europa, dove l’attrice si recava in tournée. 

Foto: Ritratto E. Duse, La signora delle camelie, Pau Audouard, 1890; Copione di Odette di Victorien Sardou, probabile copia per il suggeritore; Camicia da notte, 1910-1915 ca.; Completo da pomeriggio, 1910 ca. ©Fondo Duse Famiglia Gemmi.

Gli oggetti ci parlano sia della donna manager e d’affari, nelle sue quotidiane fatiche, sia dell’artista. I copioni, annotati tra il 1907-1908, presentano numerosi tagli, il più interessante quello della Città morta dove la Duse interviene direttamente per alleggerire la verbosità del testo dannunziano. L’altro testo riguarda la prima messa in scena di Cavalleria rusticana di Giovanni Verga nel 1884, che contiene la dedica dello scrittore ad una giovanissima Eleonora Duse, pronta a fronteggiare il suo capocomico Cesare Rossi, riluttante alle innovazioni del teatro verista in Italia.

Quali sono stati gli interventi di restauro sugli abiti della Duse da parte dell’Opera Laboratori Fiorentini?

Gli abiti in questione non sono abiti di scena, ma abiti privati. Ci siamo rivolti ad Aurora Fiorentini, esperta e storica del costume, che ha valutato la qualità dei tessuti e la loro provenienza, rilevando che appartengono a una donna di mezza età. Tra questi capi, spicca una mantellina nera, che ha richiesto gli interventi più importanti di riadattamento, una sottoveste e una mantella nera con decorazioni, due camice da notte e due scialli, uno dei quali viola, quest’ultimi tutti in ottimo stato di conservazione, grazie alla cura e dedizione della famiglia Gemmi.

Quali sono stati i criteri adottati per l’allestimento della mostra e come avete scelto di presentare gli oggetti per raccontare al meglio la vita e la carriera di Eleonora Duse?

L’allestimento scenico è stato progettato dal Dott. Guagni. Abbiamo condiviso alcune scelte, come lo spazio dedicato alla famiglia Gemmi con pannelli introduttivi sul Fondo. Inoltre, grazie allo studio di architettura Pozzoli che gentilmente ci ha permesso di accedere nei locali del Teatro Bartel, abbiamo fotografato quel che resta dell’arco scenico, incastonandoci un adattamento scenografico di alcuni oggetti della Duse, come il letto e il pianoforte che probabilmente erano oggetti di scena utilizzati da lei, proprio in quel teatro. Gli abiti sono stati restaurati e intervallano l’aspetto più documentario (lettere con Luigi Gemmi e la moglie) con i suoi oggetti personali.

La mostra sarà visitabile fino al 13 aprile nei seguenti orari: mercoledì e venerdì – dalle ore 15:30 alle ore 18:30 (ultimo ingresso ore 18:00) e giovedì dalle ore 15:00 alle ore 18:00 (ultimo ingresso ore 17:30), per i possessori dei relativi tagliandi di ingresso, in occasione di spettacoli, concerti e visite guidate.
Foto slider: Ritratto di Eleonora Duse. Mario Nunes Vais, 1905, ©Fondo Duse Famiglia Gemmi.

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