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Festival dei Popoli: il cinema di domani è libero e inclusivo

Festival dei Popoli:
il cinema di domani è libero
e inclusivo

Il corpo in rivolta sul grande schermo.
Sperimentazioni e disobbedienza 

Il Festival dei Popoli celebra il cinema documentario internazionale raccontando la contemporaneità in un dialogo tra finzione e realismo. Giunto alla 64° edizione inaugura il quattro novembre espandendosi quest’anno a tutta la regione. Il festival fa parte della rassegna “50 Giorni di Cinema a Firenze”, evento unico nel panorama cinematografico. Il programma prevede la proiezione di 124 film che spaziano dalla musica all’attualità, dalle battaglie alla politica, in un vivo confronto internazionale.

Il corpo come luogo di incontro e scontro è il tema portante di questa edizione, rappresentato dall’immagine del manifesto tratta dal cult utopico e sovversivo “Wr, i misteri dell’organismo”. La commedia politica irriverente di Susan Makavejev del 1971 a quei tempi vietata in Jugoslavia, apre la sezione Diamonds are forever. Con la direzione artistica di Alessandro Stellino e Claudia Maci nell’organizzazione, un ricco elenco di ospiti anche internazionali animerà gli eventi insieme a proposte inedite. Seguiranno masterclass e premiazioni nei lunghi, medi e cortometraggi.

Tra le tante sezioni Doc at work è la piattaforma professionale osservatorio sul cinema del futuro, con generazioni a confronto. Rinnovata nella struttura è giunta al suo decimo anno e la dimensione cinematografica del reale assume qui un taglio quasi giornalistico, promuovendo l’incontro tra professionisti attraverso proiezioni, workshop e progetti. La sezione si articola in Future Campus e Industry. Future Campus guarda al futuro attraverso i corti di giovani registi e registe emergenti provenienti dalle scuole di cinema di tutta Europa. Favorisce lo scambio di competenze con l’obiettivo di fornire spazi e strumenti per apprendere, creando occasioni di confronto e collaborazioni e dando visibilità ai giovani talenti.

Urgenza ambientale e diritti umani

Il focus ambientale è in prima linea al festival attraverso Habitat, una sezione che da 5 anni affronta le sfide climatiche realizzata con il contributo di Publiacqua. Quest’anno si amplia anche ai diciassette goals dell’Agenda Onu 2030 dando voce a diritti umani e inclusione. É il caso di “Daughter of the sun”, dove giovani yazide schiave dei terroristi islamici dovranno abituarsi a una nuova vita in libertà. Riccardo De Angelis con “Ho fatto dei miei sogni la mia vita” racconta invece la storia del medico Carlo Urbani che identificò e bloccò il virus SARS.

Habitat si muove al fianco dell’iniziativa “Guida ai festival green” mettendo in pratica soluzioni sostenibili per valutare l’impatto ambientale dell’evento, come incoraggiare i registi a produzioni meno incidenti sull’ambiente per limitare gli sprechi. I badge sono semi piantabili. Habitat trova in Abc gadgets e Treedom partner virtuosi dando vita alla Foresta del Festival dei Popoli, per contribuire a piantare alberi riducendo emissioni di CO2.  Il cinema al Festival dei Popoli è come un seme che custodiamo oggi e raccoglieremo in futuro. La sua narrazione permette non solo di volare attraverso la poltrona di una sala, ma di ricordare che è nella condivisione il piacere della visione.

Articolo di Gaia Carnesi

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