Musei che tornano a illuminare Firenze.
Il Museo La Specola torna a illuminare Firenze! Fondato dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, il progetto illuministico è la prima istituzione scientifica europea aperta a tutti i cittadini con funzione didattica. A 250 anni dalla sua fondazione il museo torna accessibile al pubblico in seguito a interventi di restauro, in occasione del centenario dell’Ateneo fiorentino di cui fa parte. Nella versione rinnovata troviamo due nuove sezioni dedicate alla mineralogia, i capolavori del ceroplasta Gaetano Zumbo e ai dipinti botanici di Bartolomeo Bimbi. Tredici le nuove sale per collezioni mai esposte con nuovi impianti di illuminotecnica. Rivolgiamo alcune domande al Prof. Vanni Moggi Cecchi, curatore e referente della collezione Lito-Mineralogica del Museo di Storia Naturale.
Professore, quali sono stati i lavori di restauro più impegnativi, soprattutto per la ricollocazione dei reperti? «I lavori più impegnativi hanno riguardato le cere anatomiche e le teche in legno in cui erano conservate. Alcune di esse a rischio di stabilità (sbalzi di temperatura) hanno potuto beneficiare di un restauro esteso. Al termine dell’intervento molte sono state riallocate negli stessi ambienti, altre sono state sistemate nei nuovi locali.»

È stato mantenuto il percorso espositivo precedente o il pubblico troverà delle novità? «Ci sono delle novità nel percorso espositivo inaugurato, prima tra tutte l’esposizione delle cere botaniche che erano conservate in Via La Pira al Museo botanico e visibili solo su prenotazione. Coeve a quelle anatomiche hanno un valore storico enorme, perché sono state le prime al mondo. Sono riproduzioni in cera di frutti, piante in vaso e tavole illustrative che per esattezza di esecuzione, materiali e colori utilizzati sono riprodotte con una tale veridicità che spesso si dubita di trovarsi davanti ad una pianta artificiale.»

Nella foto: cera botanica esposta, Magnolia grandiflora, di Francesco Calenzuoli. Da Chiara Nepi, I modelli in cera delle piante e delle tavole didattiche, FUP.
Le collezioni preesistenti sono state integrate con nuove, come la sezione Mineralogia di cui lei è curatore. «La collezione di mineralogia è costituita da quella proveniente da Via La Pira alla quale è stata aggiunta un’altra parte, andata in mostra con Mineraliter (2017/2019). Novità assoluta la collezione Medicea, che non era esposta al pubblico, insieme ai depositi. Nell’allestimento del nuovo museo sono state dedicate sei teche alla collezione medicea sistemata in cassetti con copertura in vetro. Su richiesta è possibile vederla, accompagnati da una visita guidata.»
Vi siete ispirati ad altri Musei per questa riqualificazione? Quale ditta si è occupata degli allestimenti e su quanti metri quadri si sviluppa il nuovo ? «La ditta che ha realizzato la nuova Specola è la stessa che ha realizzato il Museo di Storia Naturale di Milano e il Kosmos di Pavia. Gli allestimenti sono stati progettati dall’architetto Greppi, autore della Sala della Balena al Museo di Storia Naturale di Firenze e del Museo Egizio di Torino. I lavori strutturali invece sono stati seguiti dall’ufficio tecnico dell’università, l’architetto Napolitano, lo stesso che ha diretto il recupero dell’Ospedale di S. Maria Nuova. Tutto questo su una superficie di circa 700 mq.»

Da dove sono arrivati i finanziamenti per la riqualificazione? «Dalla Regione su Fondi europei per 3,5 milioni di euro e 2,5 dall’Università, destinati alla ristrutturazione funzionale (impianti di riscaldamento, infrastrutture, consolidamento pavimenti ecc.) anche se sono stati necessari altri fondi per portare a termine i lavori che sono stati raccolti attraverso sponsorizzazioni e fondi privati. Tutta l’operazione di trasloco ha comportato lo spostamento e la sistemazione di circa 1200 esemplari tra i quali molti pezzi di grandi dimensioni, come il cristallo di quarzo aggregato di 140 chili per cui è stato necessario rivolgersi ad una ditta specializzata.»
Le cere anatomiche sono tra i reperti più preziosi del Museo. In un incontro con il linguaggio cinematografico, il corpo sezionato ha affascinato il regista canadese David Cronenberg che ha realizzato il cortometraggio “Four unloved women”, inserito all’interno della mostra “Cere anatomiche. La Specola di Firenze” alla Fondazione Prada di Milano nel 2023. Cronenberg ha filmato le quattro veneri anatomiche quando le teche non erano ancora montate al primo piano del Museo, trasformandolo in un set cinematografico completamente buio. Le figure di cera fluttuano in acque oniriche ricordando l’Ofelia di Millais, dove l’estasi della dissezione vince il dolore e sfida la razionalità illuminista.

Articolo e foto di Gaia Carnesi. Foto iniziale: Courtesy of Fondazione Prada e David Cronenberg.