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Contemporary Art dalla Danimarca

Contemporary Art
dalla Danimarca

L’ecosistema artistico di Jesper Just

al Museo Marino Marini

Dopo aver rappresentato la Danimarca alla 55esima biennale di Venezia l’arte concettuale di Jesper Just arriva in Italia. Ancora per pochi giorni il Museo Marino Marini di Firenze ospita una mostra che coinvolge i visitatori in un percorso sensoriale tra natura, vita e tecnologia. Seminarium, titolo dell’ultimo progetto realizzato dall’artista danese di fama mondiale, è la prima esibizione monografica che si svolge all’interno di una istituzione italiana, promossa in occasione di Green-Line, il festival fondato sulla necessità di immaginare nuovi paradigmi estetici e modelli di sviluppo alternativi di fronte all’emergenza climatica, promosso dal Comune di Firenze e MUS.E, con la direzione artistica di Sergio Risaliti.

La mostra si svolge nell’antica cripta duecentesca situata all’interno del museo, in uno scenario suggestivo che contribuisce a rendere ancora più chiaro il messaggio che Just ha voluto rappresentare attraverso le sue opere, una possibile coesistenza tra sostenibilità e progresso, legato al patrimonio artistico come bene da tutelare. L’esposizione sancisce l’ennesima collaborazione tra l’artista e la curatrice Caroline Corbetta, con cui ha lavorato in più occasioni, sia in occasione della Biennale dei Paesi Nordici nel 2004, sia nel progetto “This is a Landscape of Desire” al Museo di arte contemporanea di Herning in Danimarca.

Jesper Just è particolarmente noto per le sue opere cinematografiche e per le sue rappresentazioni che lo hanno reso celebre in tutto il mondo, che hanno fatto della sua arte un vero e proprio manifesto sull’indissolubile rapporto tra essere umano e natura. L’artista parla al pubblico attraverso una molteplicità di linguaggi. Imponenti installazioni danno vita a esibizioni interattive, creando percorsi in cui il visitatore può immergersi e uscire arricchito. La vicinanza a tematiche di attualità, la costante ricerca e attenzione verso il bello in tutte le sue forme, così come l’abilità nel muoversi tra il mondo del cinema e quello della scultura, hanno consacrato Just come uno degli esponenti di arte contemporanea attualmente più influenti e prolifici. Con Seminarium, l’artista ha voluto costruire un ecosistema indipendente. Sei pannelli LED opportunamente manipolati come sculture trasmettono costantemente frammenti di corpi che si muovono leggeri lungo tutto il percorso, interagendo con l’ambiente circostante come autentiche coreografie. Con Seminarium l’artista ha voluto costruire un ecosistema indipendente. Sei pannelli LED opportunamente manipolati come sculture trasmettono costantemente frammenti di corpi che si muovono leggeri lungo tutto il percorso, interagendo con l’ambiente circostante come autentiche coreografie.

Sul primo schermo una donna invita all’utilizzo di un prodotto per il benessere del corpo mentre la sua voce riecheggia ovunque. Davanti alle installazioni l’artista crea microcosmi vegetali in cui piante immerse in acqua crescono grazie all’emanazioni di luci ultraviolette che avvolgono la cripta. In questo vivaio hi-tech che invita a riflettere su quale sarà il nostro rapporto futuro con il pianeta i visitatori sono parte integrante di un mondo surreale incorniciato da elementi che richiamano una tecnologia asfittica che stride con la bellezza dell’elemento naturale.

Jesper Just è nato nel 1974 a Copenaghen. Si è laureato alla Royal Danish Academy of Fine Arts nel 2003 e vive e lavora a New York. Il suo lavoro è presente in importanti collezioni pubbliche come il Guggenheim, il Museum of Modern Art e la Tate Modern. In No Man Is an Island un uomo di mezza età balla sui toni malinconici di un triste valzer nei Blågårds Plads di Copenhagen. Nonostante la sua goffaggine, c’è una certa grazia nei movimenti dell’uomo. Su una panchina siede un giovane in lacrime. Sta piangendo sul suo destino o è perché la danza dell’altro uomo evoca in lui uno stato d’animo di compassione? Questi sono solo scorci di una scena del video di Jesper Just No Man is an Island, un titolo che cattura l’essenza dei primi lavori di Just; opere in cui si sottolinea il tema della solitudine tra gli uomini auspicando il ritorno ad un dialogo, in un contesto di reciprocità sociale con altri uomini. I video attingono a un’ampia rete di riferimenti culturali, artistici e storico-cinematografici, nonché – non meno importante – a determinate convenzioni sociali

(Articolo di Calogero Fanara)

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