Now Reading
FánHuā Film Festival: uno sguardo sulla Cina contemporanea

FánHuā Film Festival: uno sguardo sulla Cina contemporanea

Dal 5 all’8 ottobre la terza edizione del Chinese Film Festival al Cinema La Compagnia

Anche per l’attesa terza edizione del Chinese Film Festival vedremo “sbocciare bellissimi fiori”, così come suggerisce il titolo della Rassegna di questo anno –FánHuā – che richiama la ricchezza e la varietà del programma 2023. Il direttore artistico, Paolo Bertolin ha selezionato il meglio della produzione cinematografica cinese contemporanea, proponendo anche alcuni film in prima visione italiana e proprio sulle scelte di questa edizione gli abbiamo rivolto qualche domanda.

Paolo Bartolin è scrittore, critico e curatore cinematografico oltreché Membro del Comitato di selezione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel 2019 è entrato a far parte anche del comitato di selezione della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Dal 2016 è consulente artistico di Locarno Open Doors. Ha lavorato per diversi festival e istituzioni cinematografiche internazionali, tra cui IFFRotterdam, Doha Film Institute, Udine Far East FF, Torino FF, Mumbai IFF, Beijing IFF, IFFBratislava. Come critico cinematografico e giornalista, ha scritto articoli per testate italiane e internazionali, tra cui Il manifesto, Cineforum, Segnocinema, The Korea Times, Cahiers du cinéma, Positif e Senses of Cinema. È membro della European Film Academy e dell’Asia Pacific Screen Awards Academy.

Direttore il cinema approda in Cina alla fine del XIX secolo. Contrariamente all’Occidente dove viene declinato subito in più generi, nel cinema cinese prevalgono a lungo temi sociali, politici, o di propaganda, a seconda del momento storico. Dobbiamo aspettare gli anni Novanta perché il dianying possa esprimere liberamente le istanze e i cambiamenti in atto nella società cinese. Secondo Lei cosa cerca oggi nel cinema il pubblico cinese? 

Come altrove, anche in Cina lo spettacolo cinematografico rimane una delle fonti più apprezzate di intrattenimento, specialmente per il pubblico giovane. Dopo il difficile periodo della pandemia, i positivi risultati al botteghino delle produzioni locali confermano il sostegno che le platee cinesi offrono al prodotto nazionale. In tal senso, si può comprendere come la produzione cinematografica offra un’importante risorsa non solo di svago, ma anche di identificazione e riconoscimento, a livello collettivo e individuale. E questo spiega anche come, nel contesto dei social media cinesi, le conversazioni incentrate sulle produzioni cinematografiche siano tra le più vivaci e seguite.

Nella filmografia cinese si affrontano temi che riguardano la condizione dell’individuo, gli effetti del sistema capitalistico, la vita nelle grandi metropoli, le condizioni di lavoro, il contrasto ancora forte tra le aree rurali e quelle urbane. È un cinema che diventa terreno di dibattito, riflessione, insomma un cinema d’essai anche quando vuole raccontare una storia d’amore. 

Mi pare che il cinema cinese attraversi un importante momento di transizione o maturazione. Le produzioni nazionali non hanno più bisogno di una ‘legittimazione’ o ‘validazione’ esterna e, tanto per il cinema commerciale, quanto per la produzione d’autore, si verifica uno spostamento del baricentro verso il mercato e il pubblico locali. Ciò non esclude la conversazione e l’apertura con l’esterno, ma in ambito estetico e contenutistico si verifica una ridefinizione di coordinate che talora può risultare spiazzante per il pubblico estero e in particolare occidentale.

Ci sono due generi che si stanno affermando anche a livello internazionale: il ‘neorealismo magico’ , quello di Bi Gan per esempio, e i film documentari che hanno ottenuto riconoscimenti in Festival internazionali, caratterizzati da una produzione vasta ma di difficile reperibilità. Quali di questi generi sono presenti nel vostro Festival cinematografico?

Con la retrospettiva dedicata a Liu Jian, vero maestro dell’animazione cinese contemporanea, diamo quest’anno uno spazio centrale alla forma dell’immaginario animato. Liu è un autore complesso, capace di combinare le istanze del genere con un approccio personale tanto nelle forme (i fondali pittorici minuziosamente realistici) quanto nei temi (la forte componente autobiografica o di commento sociale dei suoi soggetti). La sua opera fornisce prova tangibile di una maturità creativa nell’ambito dell’animazione che possiamo testare anche nei cortometraggi A dog under a bridge e The bee and the fly e nel lungometaggio Chang’an ambiziosa produzione storica che fa da contraltare commerciale al lavoro d’autore di Liu Jian.

E poi abbiamo, ovviamente, il cinema d’autore tradizionalmente ‘da festival’ con le opere di due registi habitué di Cannes e Berlino, Wang Chao e Zhang Lü, rispettivamente con A Woman e The shadowless tower, e l’importante ‘riscoperta’ del classico di Xie Fei Le Donne del lago delle anime profumate, vincitore trent’anni fa dell’Orso d’Oro a Berlino, ma mai ufficialmente distribuito in Italia, senza dimenticare le opere prime di Qiao Sixue, The cord of life e Cao Jinling, Anima. Quest’ultimo mette in rilievo un importante fil rouge tematico, quello del rapporto tra uomo e ambiente (in particolare l’acqua), sul quale anche il cinema cinese di oggi si interroga e riflette in maniera stimolante.

In questa edizione, oltre al programma cinematografico, il Festival propone un viaggio nelle tradizioni della Cina con appuntamenti nazionali (Confucius Institute Day), attività e laboratori, dal Tai Chi alla cerimonia del tè. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a info@fanhuafestival.com

What's Your Reaction?
Fantastico
0
Molto interessante
4
Mi piace
0
Mah
0
Non mi piace
0

© 2023 Seeds of Florence. All Rights Reserved.
Seeds of Florence, via Bolognese 38, 50014 Fiesole. P.Iva 07077080484
Seeds of Florence è un periodico quadrimestrale iscritto al ROC n. 36861 proc. n. 1225843
Powered by meltin'Concept

Privacy Policy - Cookie Policy

Scroll To Top