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Il ‘Cielo sopra Firenze’: l’arte monumentale di Emanuele Giannelli

Il ‘Cielo sopra Firenze’: l’arte monumentale di Emanuele Giannelli

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Le visioni di Giannelli tra Classicità e Modernità

Il cielo, simbolo universale di fuga, è il fulcro dell’arte di Emanuele Giannelli, che fonde classicità e cultura industriale per esplorare il caos e la crisi identitaria. Con la mostra “Il Cielo sopra Firenze“, l’artista porta tre sculture monumentali nel cuore della città: The Watcher, davanti alla Basilica di San Lorenzo, osserva il cielo attraverso lenti speciali, mentre i due Korf 17, posti davanti a Palazzo Strozzi Sacrati, scrutano una realtà virtuale invisibile. L’esposizione, ispirata al film di Wim Wenders, riflette sulla ricerca di autenticità in un’epoca di smarrimento.

Emanuele Giannelli, quanto di personale nelle sue opere? 

«Sono dentro le mie opere al 100%» – afferma Giannelli. «Con The Watcher volevo trasmettere la contemporaneità, la pressione dei nostri giorni, racchiudendola in un binocolo: un mezzo tecnologico che supera i confini del visibile. In questo periodo abbiamo bisogno di credere in qualcosa e “Oltre” spiega questo anelito spirituale, al quale abbiamo rinunciato perché spesso lo colleghiamo alla religione dalla quale ci siamo allontanati.»

Raku (2021), Korf 17 (2017), Mr Arbitrium, bronzo (2021), Mr Arbitrium a Leopoli (2023), Lady F. 2/3 (2024), Dizzy Two (2023). Per gentile concessione Emanuele Giannelli.

Per questa mostra si è ispirato al capolavoro cinematografico di Wim Wenders “Il cielo sopra Berlino”. Queste figure possono considerarsi angeli come nel film?

«L’arte è un atto creativo aperto a infinite interpretazioni da parte del pubblico. L’idea di The Watcher come un angelo non l’avevo considerata, ma questa lettura la offre l’osservatore, in questo preciso istante Lei (la giornalista n.d.r.). L’arte è comunicazione, un dialogo costante tra artista e pubblico.

Quale è il luogo più importante dove è stata esposta una sua opera?

«La Basilica di San Lorenzo a Firenze. Questi giganti diventano ‘appendici architettoniche‘ innescando profonde riflessioni nel pubblico. Mr. Arbitrium spinge o sostiene la chiesa? L’installazione ha poi continuato a viaggiare in altri luoghi di culto come Milano e Leopoli in Ucraina, nel 2023, per sostenere gli artisti colpiti dalla guerra.»

Cosa ha influenzato la sua ricerca artistica?

«Sono nato negli anni Sessanta e tutto in quel periodo era fonte di ispirazione: i movimenti studenteschi, i viaggi, i libri ma anche la musica Punk, la letteratura e i fumetti. Tra le pagine di Andrea Pazienza o i Moebius Bilal, per esempio, trovavo la visionarietà che cercavo e per fortuna ancora non c’era internet…»

Oggi qual è il canale di comunicazione più potente per gli artisti?

I social hanno democratizzato l’arte. Se in passato il successo dipendeva da galleristi e critici d’arte, oggi gli artisti possono gestire autonomamente l propria visibilità. Con i social l’arte è diventata accessibile a tutti, ma richiede una strategia e consapevolezza.»

Come seleziona i materiali per le sue opere?

«Il mio lavoro nasce dalla creta. Creo un bozzetto in bronzo, resina e ceramica di trenta o cinquanta cm, poi scelgo il materiale in base alla richiesta del mercato e alla monumentalità dell’opera.» 

Perché molte delle sue statue indossano un filtro sugli occhi? Cosa vedono?

«Negli occhiali da saldatore di Mr. Arbitrium vedo il mondo dell’industrializzazione: una tecnologia utilizzata dall’uomo, capace di creare ma anche di autodistruggersi. Nel corso degli anni mi sono accorto che limitare lo sguardo sviluppava un linguaggio iconico nelle mie opere, perché negli occhi risiede l’anima che guida le nostre scelte. Se le impedisci di vedere il presente cercherà nuovi spazi e dimensioni in cui muoversi. Questa idea è diventata nel tempo un mio marchio distintivo, la mia firma. La Visionarietà, intesa come capacità di immaginare e costruire un futuro migliore, è un invito rivolto ai giovani, perché tornino a desiderare e sognare.»

Foto: su gentile concessione Emanuele Giannelli

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