Nel contesto internazionale del festival Fabbrica Europa 2024, l’arte si afferma nella sua natura multidisciplinare. Lucia Marcucci, figura di spicco della poesia verbo-visiva italiana, unisce performance e opere ispirate alla scrittrice Simone Weil alla Galleria d’arte contemporanea Frittelli, in collaborazione con Fabbrica Europa 2024. Con “Venezia Salva-Salva Venezia”, l’artista espone 34 opere, più una a tecnica mista, caratterizzate da ironia e denuncia della mercificazione del corpo femminile. Marcucci ha sempre giocato tra il linguaggio ambiguo dei mass media e la raffinatezza poetica, utilizzando collage, disegni e poesia per creare una “lotta poetica” di sarcasmo militante.
Tra gli spazi della Galleria d’arte verrà realizzata Bleah! una performance a cura della danzatrice e coreografa Annamaria Ajmone e la musicista Laura Agnusdei, in cui note e gesti si intrecciano tra paesaggi sonori e immersione corporea. Il filo rosso che unisce i due idiomi artistici è rappresentato dal fecondo innesto di musica, gesto e arte. L’edizione 2024 di Fabbrica Europa coinvolge 150 artisti provenienti da quindici paesi diversi. Maurizio Busìa, che insieme a Maurizia Settembri cura la direzione artistica del festival, ci racconta di più di questo brillante cantiere artistico.
Come si articola l’Incontro “Lucia Marcucci. Tra arte e performance”?
Questo evento è un racconto parallelo con le performer. Anni fa parlavamo con Annamaria Ajmone di possibili collaborazioni tra danza e musica, perché con Fabbrica Europa abbiamo lavorato spesso in questa direzione. In seguito è nato con loro un profondo rapporto di stima e questa mi è sembrata l’occasione giusta per avvicinarle al nostro progetto. Marcucci aveva avuto già esposto alla Galleria Frittelli, dunque abbiamo creato una connessione tra PARC, Fabbrica Europa e lo spazio espositivo che ha chiuso un cerchio virtuoso.
Qual’è l’anima di Fabbrica Europa?
Uno degli elementi che ci caratterizza è l’impegno nelle ritualità contemporanee. Progetti che puntano ad orizzonti liberi partono da panorami culturali forti, che ci permettono di evocare un mondo che ha tanto da raccontare, sia dal punto di vista delle radici che da quello dei linguaggi.
Trova che la città di Firenze sia attualmente più coinvolta in un vortice artistico contemporaneo internazionale?
Sicuramente c’è una vitalità che sta prendendo campo e la lente d’ingrandimento dovrebbe puntare non solo sul pubblico, ma anche sulle gallerie e attività continuative presenti sul territorio, come il PARC alle Cascine. C’è un sottobosco che non si vede ma si sente. Il mio augurio è che queste realtà contemporanee possano sempre collaborare tra loro a favore della società.