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Steve McCurry: lo sguardo dell’innocenza 

Steve McCurry:
lo sguardo dell’innocenza 

A Firenze la prima mostra in Italia in difesa dei diritti dell’infanzia

“Children” è la mostra fotografica dello statunitense Steve McCurry visitabile dal 19 maggio fino all’8 ottobre all’Istituto degli Innocenti, la più antica istituzione pubblica nata a Firenze nel 1419 in difesa dei diritti dell’infanzia. Grazie all’apertura del Museo nel 2016 l’Istituto promuove e cura mostre ed eventi che ne celebrano le sue infinite declinazioni.

Foto in testa: Jaipur, India, 2008©Steve McCurry. Sopra: Bamiyan, Afghanistan, 2007©Steve McCurry.

In occasione dell’inaugurazione la Presidente Maria Grazia Giuffrida ha definito particolarmente significativo il soggetto scelto dalla prima mostra tematica di uno dei fotografi più amati e conosciuti al mondo «perché coincide perfettamente con la ragione d’essere dell’Istituto, nato per accogliere, accudire e tutelare i bambini meno fortunati».

La rassegna fotografica, che ritrae bambini in scene di vita quotidiana in ogni parte del mondo, è la prima mostra tematica in Italia dedicata all’infanzia di McCurry e presenta al pubblico cento immagini del grande fotografo statunitense, membro della Magnum Photos, realizzate in cinquant’anni di attività.

Children non vuole essere solo un documento di denuncia nei confronti del lavoro minorile e dello sfruttamento in attività̀ economiche dannose per lo sviluppo fisico, mentale e sociale dei bambini, ma vuole anche riportare all’attenzione quegli elementi preziosi per lo sviluppo delle potenzialità di crescita. I rapporti con gli altri a favore della propria identità, il gioco come sperimentazione e creatività, l’istruzione per integrarsi nel mondo e avere gli strumenti per esprimersi. Per questo la mostra si struttura in sezioni quali: Relazioni, Gioco, Lavoro minorile, Bambini e conflitti armati, Educazione e scuola. 

Indiscussa protagonista di questo itinerario che si snoda nel silenzio avvolgente del museo è l’emozione racchiusa negli occhi dei bambini che ci accompagna in scenari lontani, proprio come le culture a cui appartengono e i tratti somatici che li caratterizzano. 

 Rajasthan, India, 2008©Steve McCurry 

Children è un intenso dialogo visivo tra osservatore e soggetto osservato, narrato dagli sguardi che attraverso l’obiettivo fotografico entrano in relazione tra loro. Steve McCurry, noto per la capacità empatica di integrarsi completamente nel tessuto da documentare, immergendosi nella cultura e nei costumi di altri popoli anche in zone di guerra, mostra le conseguenze di un’infanzia abbandonata e violata, invitando il pubblico a riflettere sulle responsabilità e i comportamenti degli adulti, come nella foto del soldato bambino afgano, armato fino ai denti.

Mongolia del Nord, 2018©Steve McCurry 

Dalle sue foto emerge la forza e il coraggio dei protagonisti, sempre restituiti attraverso un racconto sincero, diretto, ricordandoci che una cruda realtà esiste e non è poi così distante da noi.

I volti fotografati provengono da ogni parte del mondo, Afghanistan, India, Africa, Mongolia, Messico, Libano, Giappone, Italia e anche gli scenari che fanno da sfondo sono essi stessi protagonisti di mondi lontani, con le loro meraviglie come in Madagascar o i loro orrori, tra le macerie delle guerre. Su tutto resta sospeso un messaggio di speranza e resilienza, come nel caso della madre che a Beirut, nell’unico palazzo rimasto ancora in piedi, prepara una cena, o nella passeggiata silenziosa di un nonno con il nipote sulla loro renna, nella tundra della Mongolia.

Angkor Wat, Cambogia, 1998©Steve McCurry 

Children ci accompagna per mano attraverso la memoria della nostra infanzia, come uno specchio nel passato che proietta al futuro e racconta di sogni perduti, con la speranza che siano solo rimandati ad altri momenti non troppo lontani da oggi.

Articolo di Gaia Carnesi

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