L’artista Roxana Brizuela in mostra a Chiasso perduto: corsetti come metafore dinamiche per aprire nuovi spazi di dialogo.
*IRRIVERENTI è il titolo del progetto di Roxana Brizuela che inaugura oggi negli spazi di Chiasso perduto. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 3 settembre. L’artista, nata a Cuba, si è laureata in studi economici a l’Avana per poi trasferirsi successivamente in Costa Rica dove ha continuato la sua carriera di ricercatrice, collaborando come consulente a numerosi progetti con il Ministero della Pianificazione. Ma l’istanza creativa e l’esplorazione artistica hanno sempre ‘abitato’ la quotidianità di Roxana Brizuela. Dopo diverse mostre personali nel 2004 decide di abbandonare la sua carriera per saltare verso il vuoto e l’incertezza, così come racconta l’artista stessa:
«In April 2004, after three solo exhibitions of painting at the Costa Rican Congress itself, I decided to jump from my desk full of projects to “emptiness” and the “uncertainty” typical of the art world.»
L’Arte di Roxana Brizuela in questa mostra si avvale di un linguaggio ammaliatore che scorre sinuoso lungo i nastri di corsetti – strumenti di seduzione femminile – di cui stravolge il significato. Questo indumento, che per secoli ha plasmato i corpi e le menti delle donne, anche a costo di gravi deformazioni, rinuncia alla sua struttura rigida e coercitiva, aprendo spazi che diventano occasioni di dialogo e confronto. Il corsetto che – come dichiarò agli inizi del XX secolo l’economista e sociologo Thorsten Veblen «è sostanzialmente uno strumento di mutilazione, al fine di ridurre la vitalità del soggetto e renderlo evidentemente inadatto al lavoro» – viene trasformato in un elemento di contestazione e di emancipazione, nel ricordo di tutte quelle donne che con le loro azioni hanno contribuito a cambiare il ruolo femminile nella storia.
Ma quante parole derivano da questa storia, che risuonano e sono associate al corsetto e all’atto di indossarlo ancora oggi? Estetica, moda, disciplina, banalità, sottomissione, tortura, feticismo, misoginia, femminilità, femminismo, erotismo, emancipazione, libertà. Altri simboli amplificano il significato del corsetto, come la libellula, lieve e in perenne trasformazione, e le forbici elementi di liberazione da vincoli sociali e culturali.
Intervista a Roxana Brizuela
Roxana ritiene che i suoi studi in campo economico-sociale abbiano favorito l’analisi critica della condizione femminile rappresentata nelle sue opere?
Gli strumenti delle scienze sociali, in particolare dell’economia, sono indubbiamente validi per l’analisi critica delle questioni femminili. In qualche modo l’arsenale di esperienze, professionali e di vita, si fonde nel presente per formare una visione del mondo in cui viviamo che poi traduciamo, nel mio caso al momento, attraverso le pratiche artistiche.
Lei è nata e cresciuta in paesi di tradizione e cultura latina dove i modelli sociali ancora oggi possono essere di ostacolo all’emancipazione femminile.
In ogni geografia, paese, regione, esistono diversi livelli di barriere reali e soggettive alla piena realizzazione delle donne. Anche i Paesi più sviluppati non ne sono esenti. Ma certamente nella misura in cui le caratteristiche del sottosviluppo economico-sociale si intersecano con la discriminazione di qualsiasi tipo, e si aggiunge la condizione di donna, le disuguaglianze e le barriere sono più profonde.
L’America Latina è composta da circa 35 Paesi ed è dunque un panorama molto variegato. Per più di 60 anni, Cuba ha avuto un sistema e una realtà economica, legislativa e sociale molto diversa dal resto dei Paesi latinoamericani. D’altra parte, Costa Rica è un paese molto diverso all’interno della regione centroamericana a cui appartiene geograficamente. Da diverse realtà, con diversi gradi di coinvolgimento dei governi e delle istituzioni, nel corso degli anni si sono susseguiti programmi volti a raggiungere l’uguaglianza di genere: inserimento delle donne nella forza lavoro, programmi di istruzione e formazione, modifiche alla legislazione, inclusione nei programmi di sviluppo bancario per l’accesso al sistema finanziario.
Parlerei più di ‘relazioni di potere consolidate’, che vanno di pari passo con la possibilità o meno di avere risorse economiche, accesso all’istruzione e alla salute e, non da ultimo, libertà di espressione, di azione e di decisione sul proprio corpo.
Il suo personale contributo passa attraverso l’espressione artistica, scegliendo un indumento, il corsetto, che per molto tempo è stato uno strumento di controllo e restrizione. Come è riuscita a trasformarne il significato?
I simboli che usiamo per esprimerci nella pratica artistica appaiono in un misto di scelta consapevole e intuitiva. Mi ha colpito visivamente il fatto che si possa dire che le prime suffragette indossassero un corsetto sotto il vestito. Alcune di loro, parallelamente alle loro lotte fondamentali per il diritto di voto, hanno esortato a smettere di indossare questo indumento, che associavano alla sottomissione.Nel corso degli anni, tuttavia, il corsetto, trasformato in termini di materiali utilizzati per la sua realizzazione, ha sostanzialmente continuato a essere indossato.
Tuttavia, se si approfondisce la storia di questo indumento, si notano molti travisamenti, manipolazioni e misoginia. Oltre al nuovo significato che può essere dato al corsetto come simbolo in una sperimentazione artistica, in un momento di forte polarizzazione delle idee e delle posizioni politiche e ideologiche, questo simbolo controverso e multidimensionale costituisce un invito alla coesistenza nella diversità dei punti di vista per trovare soluzioni comuni ai problemi che affrontiamo come società e in particolare come donne. È anche un invito a rispettare la libertà responsabile di ogni donna.
Perché in questo caso essere irriverenti ha una connotazione positiva ?
l’”Irriverenza”, il nome della mostra, è una delle peculiarità che caratterizza non solo le donne che hanno lasciato un segno nella storia, ma è presente anche nelle donne comuni che ci circondano, in te, in me, ma a volte non l’abbiamo identificata, quindi ripropongo la domanda a chi legge questo dialogo: «qual è stata o è la vostra irriverenza?» La risposta può essere molto rivelatrice e sono sicura che richiede una riflessione.
In che occasione ha conosciuto Roxana Brizuela?
In un seminario online che davo insieme a un altro curatore, organizzato dall’Associazione di Artisti Visivi in Costa Rica con cui lei collaborava molto. Poco dopo mi ha parlato del suo progetto sulle donne irriverenti ed è così che abbiamo iniziato la conversazione, attraverso un percorso che faccio da moltissimi anni con gli artisti e che chiamo Follow up workshop, un accompagnamento molto profondo della produzione artistica e tutte le sfaccettature che comporta.
Cosa l’ha colpita del suo linguaggio artistico?
Ciò che mi ha interessato molto è
stata la tematica, nel mio percorso professionale è stato importante parlare della storia, evoluzione, rivoluzione, emancipazione della donna soprattutto nel mondo dell’arte e in diversi contesti culturali, ho sentito che potevamo approfondire e arricchire la sua ricerca perchè potesse poi trovare delle articolazioni che andassero al di là del libro che è stata la prima forma creativa di questo progetto.