‘Pura poesia visiva’ al Museo degli Innocenti
Nel 1874 il celebre fotografo Nadar ospitava nel suo studio parigino un folto gruppo di artisti respinti dal mondo dell’arte accademico ufficiale, in una brillante mostra che prometteva pensieri rivoluzionari. Il critico Louis Leroy, nel recensire per la rivistaLe Charivarise questa loro prima esposizione, scrisse: “Impressione, ne ero sicuro, ci dev’essere dell’impressione, là dentro. E che libertà, che disinvoltura nell’esecuzione! La carta da parati allo stato embrionale è ancora più curata di questo dipinto”. Ispirandosi al titolo del quadro di Monet “Impression, soleil levant”, Leroy coniava con tono dispregiativo il nome di quello che sarebbe diventato uno dei movimenti pittorici più importanti dello scorso millennio, l’Impressionismo.
Sull’onda del loro karma radicale Renoir, Degas, Pissarro, Delacroix e molti altri come Berthe Morisot, unica donna tra i fondatori del movimento, accolsero con autoironia quel termine, promuovendolo a nome proprio.
Il Museo degli Innocenti celebra i 150 anni del movimento artistico con un’intensa mostra che ne racconta la libertà espressiva e la meraviglia, lontana dal gusto realista dell’epoca.
Curata da Alain Tapiè con Arthemisia in collaborazione con la Collezione Peindre en Normandie e BridgeconsultingPro, la mostra espone circa settanta opere selezionate fra collezioni private come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che ha prestato per l’occasione le Ninfee rosa di Monet ed è visitabile fino a maggio 2025.
Nel corso dell’Ottocento nuovi lavori ferroviari in Normandia permettevano importanti spostamenti nel territorio, ciò favorì gli incontri tra artisti che in quei luoghi trovavano profonda ispirazione, dipingendo en plein air. I paesaggi normanni erano lo scenario ideale per loro e la quotidianità diventava un soggetto prezioso da raccontare. Non più religiosità, miti e storia, ma scene di vita comune: la villeggiatura, il lavoro nei campi, il mare del nord. Il loro cambiamento svelava uno sguardo verso il nuovo secolo in arrivo, diverso dal precedente e che avrebbe introdotto la percezione del movimento con il Futurismo.
Se fino ad allora un quadro aveva ritratto fedelmente la realtà, adesso il pittore invitava l’osservatore a mescolare attraverso la propria immaginazione i tratti del pennello, portandolo a fantasticare sui volti mai nitidi dei personaggi, su cosa nuotasse dentro quei mari, su quale varietà di fiori stringesse quella donna tra le dita. Il tramonto di Renoir non offre elementi chiaramente riconoscibili ma la sua varietà di colori conferma l’idea crepuscolare. Le onde del mare di Fècamp dipinte da Claude Monet ricordano riccioli di donna, ma è indubbiamente schiuma marina. Nell’”Attesa” di Boutin anche lo spettatore si riscopre impaziente e dubbioso su chi dovrà arrivare e per portarci dove?
Gli Impressionisti avevano stravolto i canoni tradizionali della pittura e l’uso del colore, estremo denso e materico, che veniva prima del disegno stesso. Furono per questo incompresi dal pubblico e da una critica non ancora pronti per questa energia. Infondo c’è un tempo per comprendere ogni cosa, anche nell’arte.