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Fiorisce il giardino segreto di Antonio Perazzi

Fiorisce il giardino segreto
di Antonio Perazzi

Territorialità e innovazione in Officina Botanica a Manifattura Tabacchi

Per Antonio Perazzi il giardino è un’espressione artistica, un allenamento allo sguardo negli accostamenti cromatici e nelle sfumature delle ombre. Il suo primo mentore è stato il giardino di famiglia nel Chianti, studi ed esperienze all’estero lo hanno influenzato, facendogli scoprire come culture e misticismi differenti tessano con le piante rapporti diversi e complessi. Nelle religioni orientali per esempio, afferma che la relazione con la natura sia meno opprimente e si elabori un senso di tolleranza maggiore nei confronti del selvatico. 

Officina Botanica è l’innovativo progetto verde di Manifattura Tabacchi realizzato da Antonio Perazzi, brillante paesaggista, botanico e scrittore in collaborazione con lo studio fiorentino q-bic. Inaugurato in aprile all’interno della nuova Factory, il giardino pensile copre una superficie di 560 mq ed è collocato nel roof dell’edificio B11, stagliandosi come una cornice di nuvole verdi. È un luogo al limite del segreto dove individuo e natura si incontrano in prossimità di un cantiere attivo, curato dai giardinieri della Manifattura ma che induce chi ne fruirà a prendersene cura. 

Officina botanica, Manifattura Tabacchi. @Gaia Carnesi

Antonio Perazzi in Officina Botanica quanti e quali sono gli impianti tecnici che manterranno in vita le piante?

Nel roof del B11 ci si affida alla nuova tecnologia dei tetti pensili, che garantisce una tenuta idraulica di un solaio e consente allo stesso tempo di creare un giardino di questa tipologia, cosa fino a poco tempo fa impensabile. 

Restando fedeli ad una relazione sana tra uomo e natura, consuma molta meno acqua e impiega meno suolo. L’acqua viene drenata, immagazzinata e riutilizzata. Quella di avanzo viene alloggiata in un elemento che la raccoglie per tenere le radici fresche. Il giardino pensile mitiga le temperature sia all’interno dell’edificio, che per chi passa attraverso la vegetazione. D’inverno invece è un cappotto termico che permette di mantenere una temperatura più stabile rispetto a un tetto normale. Il fascino è che tutto ciò si ottiene con delle piante, senza macchine. 

La profondità massima della terra utilizzata non supera i 30 cm. 
Sono state scelte piante specifiche, con radici orizzontali?

Esatto e grazie a MT abbiamo potuto predisporre le piante con un anno di anticipo. Avere la zolla già preparata vuol dire avere una marcia in più, perché la pianta è già avviata. È importante scegliere le piante giuste come la canfora che ha radici adatte anche durante la crescita piuttosto che un leccio, che avrebbe bisogno di maggiore profondità.

Il giardino cambierà aspetto a seconda delle stagioni?

Cambierà aspetto con le diverse fioriture e non solo. Ho cercato di privilegiare soprattutto il profumo che scaturirà in base alle stagioni. In particolare attorno agli edifici che coronano l’officina, ci sono piante aromatiche come gelsomini, limoncina, fioriture autunnali e invernali dai profumi e fiori di quel periodo. Al centro del tetto ci sono cespugli mediterranei che si adattano meglio all’ambiente come le euforbie, in primo piano piante appartenenti al paesaggio culturale fiorentino e alla sua tradizione orticola come gli iris di più varietà e sull’esterno delle piante ricadenti.

Per il progetto si è ispirato a modelli presenti in altre città?

Mi sono ispirato a personaggi. Per esempio ai principi dell’amico Gilles Clément, sia nei progetti che nel modo in cui li racconta. È stato di grande ispirazione, specie nei luoghi di condivisione come Parc André Citroën. Sono stato affascinato da giardinieri conosciuti durante la mia formazione in Inghilterra che avevano una visione più moderna, come Christopher Lloyd e il suo Great Dixter, uno dei primi giardini inglesi dove si elogia la prateria. O il regista britannico Derek Jarman e il suo giardino fatto di oggetti ritrovati sulla spiaggia riportati dal mare, con piante spontanee in un luogo affascinante ma aspro, perché alle spalle di una centrale nucleare. La sua scelta ha segnato un’evoluzione radicale nella storia dello stile dei giardini.

Quante piante sono state utilizzate per la creazione del giardino e quanto è grande la superficie occupata?

Il giardino Gae Aulenti si sviluppa su una superficie 560mq. Quella del tetto verde (il volume centrale) è 260mq. Gli alberi impiegati per la realizzazione del giardino pensile sono stati 102, gli arbusti, perenni, graminacee circa 180, mentre sedum e piccole perenni sul tetto verde del volume centrale sono circa 1250.

É stato installato un impianto di irrigazione particolare o riutilizzo delle acque?

Ci sono più impianti, uno di subirrigazione nella parte più alta e uno a goccia in quella più visibile del B11, questo perché il tetto verde deve avere una funzione climatica e la traspirazione dell’acqua deve essere ridotta al minimo, con minore evaporazione. Nella parte centrale invece il sistema a goccia consente di dare più o meno acqua in base alle piante. Seguiamo il principio di imitare le piogge mediterranee.

Il progetto Officina Botanica è un nuovo modo di fruire l’universo verde che esplora e abbraccia il selvatico, convivendo con la natura senza sopraffarla.Dalle parole di A. Perazzi “Il giardino è come un abito a cui ci affezioniamo e diventa parte del nostro corpo. È un sogno che deve essere raccontato”.

Non a caso i Giardini di Babilonia furono una delle settime meraviglie del mondo, la cui esistenza è ancora avvolta nel mistero.

Articolo e foto Gaia Carnesi.

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