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Coppie visionarie

Coppie visionarie

Affinità elettive a Villa Il Tasso con Roberto Longhi e Anna Banti

C’è una villa, tra le colline fiorentine, dove l’arte ha camminato accanto alla vita. Dove le stanze hanno ascoltato le voci di Pasolini e Ungaretti, e dove il profumo dei libri si mescola ancora a quello dell’olio su tela. È Villa Il Tasso, rifugio e laboratorio di Anna Banti e Roberto Longhi, una coppia di amanti, uniti anche dall’arte che hanno saputo trasformare questo luogo in un’eredità culturale senza tempo.

Dimora della coppia, condivisa ed estesa ad intellettuali, artisti e scrittori come Pasolini, Ungaretti, De Pisis, Guttuso, Pratolini, Carrà che raggiungevano la coppia nel cenacolo sulle colline fiorentine, dove lasciavano testimonianze dei loro soggiorni, donando alla coppia opere che nel tempo hanno costituito una collezione che conta più di duecento documenti, fotografie, lettere, testi storici e, soprattutto, dipinti.

Più che una mostra l’esposizione di Caravaggio e il Novecento a Villa Bardini racconta questo, l’incontro di una coppia illuminata e delle loro amicizie profonde, che con la loro ospitalità hanno contribuito alla formazione e al consolidamento di intellettuali e artisti per la storia, cardini della storia dell’arte e della letteratura.

Cristina Acidini, curatrice della mostra, e il direttore della Fondazione Longhi Claudio Paolini, ci accompagnano alla scoperta di questo luogo speciale, permeato dall’attenzione di Longhi verso le metamorfosi interiori della moglie. Anna Banti nasce Lucia Lopresti.


Storica dell’arte, scrittrice, traduttrice, critica letteraria, nel 1928 vive una rottura con la vecchia personalità. Il suo nome le va stretto, così prende in prestito quello di una nobildonna misteriosa che da bambina l’aveva affascinata. «Il nome ce lo facciamo noi» –  diceva – tagliandosi i capelli cortissimi e prendendo così in mano la sua vita, scrivendo sulla solitudine della donna in un mondo di uomini. Con determinazione diede voce nei suoi romanzi a quelle donne che avevano lottato per emanciparsi, come Artemisia Gentileschi.

La Fondazione nasce per volere del critico d’arte nel 1971 sotto la guida di Mina Gregori, come conservazione dell’archivio Longhi per le giovani generazioni ed è raccontata attraverso il reportage del fotografo toscano Mauro Cenci, esposto in una delle sale di Villa Bardini.

Fondazione Longhi, interno. Foto Mauro Cenci.

Questa sala offre una narrazione intima e crepuscolare della dimora Il Tasso. Gli scatti realizzati tra il 2024 e il 2025 restituiscono gli ambienti attraverso lo sguardo di chi li abitò e dimostrano come l’esperienza artistica si sia sempre integrata perfettamente con la vita dei due mecenati. “Ragazzo morso da un ramarro” di Caravaggio appeso alla parete dello studio, conferma l’impegno del critico alla riscoperta del genio, al quale dedicò nel 1951 a Palazzo Reale di Milano, una mostra che destò il pittore cinquecentesco dall’oblio del pubblico.

Oggi le sale di Villa Il Tasso sono abitate non solo da studiosi, ma dalle tante figure dipinte e scritte. Un’eredità culturale preziosa che insegna come persino la propria dimora possa trasformarsi in vascello per solcare i profondi oceani della cultura.

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